Giugno 20, 2023

2 luglio, rosso zafferano

di

Carlo Santini

Mi occupo da anni di comunicazione, prima in stamperie ed agenzie media, poi come freelance. Appassionato di ricerca storica, ho ripreso una vecchia tradizione di famiglia, quella della coltivazione dello zafferano, che in queste terre ho scoperto essere praticata da secoli.

Dicono sia la parte meno interessante di tutto il ciclo di vita dello zafferano: ‘Cuesto non creto’.

In effetti, un prato fiorito di rosso-viola alle 7 di mattina  di un settembre o di un ottombre ancora caldo fa un effetto che non ti dimentichi. Ma scavare la terra con le mani e non sapere cosa verrà fuori da lì dentro, a me è sempre piaciuto di più.

Saranno duplicati? Oppure si saranno solo ingranditi senza duplicarsi? O magari saranno non solo due, ma 3, 4 o addirittura 6/7 come spesso mi capita di trovare. È una specie di caccia al tesoro, molto strana, dove sai che il tesoro dovrebbe esserci, ma non sai di quante monete è fatto.

Chi coltiva zafferano è un pazzo. Un lavoro schifoso quasi modello Gene Wilder e Marty Feldman, mani sfregiate e schiene rotte. Farà pure essere di buonuomore, sarà un ottimo antibiotico naturale, curerà gotta e qualsiasi altro accidenti, certo è che lo zafferano cura tutto meno che mani, ginocchia e schiena.

Allora, questo atto di supremo masochismo va condiviso.  E per questo che vi aspetto il 2 luglio a cercare cormi e vedere schiene e ginocchia piegarsi.