Prima raccolta terminata!

Prima raccolta terminata!

Da un paio di settimane la raccolta è terminata. È stata la prima vera raccolta di questa storia cominciata qualche anno fa da una decina di cormi.

Avevamo impiantato circa 1.600 cormi e ci troviamo ad aver raccolto, al momento circa 7.000 fiori che hanno generato circa 60 grammi di stimmi. Non sono grandi numeri, ma a giudicare dai test che abbiamo fatto, la qualità è eccelsa. 

E allora… regala zafferano!

Sono stimmi che devono riposare ancora qualche tempo ma tra poco saranno pronti per insaporire ogni tipo di pietanze, creme e condimenti.

Normalmente lo zafferano, anche molto saporito, ha bisogno di qualche settimana di tempo per essere gustato. Questo tempo serve per togliere quel retro-sapore/gusto vegetale che è dovuto alla vicinanza dello zafferano con i prodotti erbacei che lo circondano. Sono odori e sapori che appena si avvertono ma qualche naso/palato fine può averne sentore.

E allora… regala zafferano!

Quest’anno ci siamo svegliati prima…

Quest’anno ci siamo svegliati prima…

Svegli presto.

Sarà stato per le alte temperature di quest’anno, sarà stato anche per un aria secca che ha scaldato la terra da dentro, oppure per il sole che ha picchiato giù duro, fatto sta che i primi fiori di zafferano abbiamo cominciato a raccoglierli oggi.

È la prima volta che abbiamo una raccolta così precoce, vediamo che influenza avrà sul resto della produzione.

Attenti al colchico, non è zafferano.

Attenti al colchico, non è zafferano.

No, non è zafferano; anzi, non chiamatelo neanche zafferano. Si chiama colchico ed è una delle erbe spontanee più velenose che esistano. Il solo contatto con la pelle può creare danni alla cute; figuratevi se vi viene in mente di raccoglierlo e farci un bel risottino. L’alta tossicità è causata dalla colchicina che, anche a concentrazioni molto basse, è velenosa per l’uomo perché sembrerebbe danneggiare il sistema cellulare proprio nella mitosi, cioè nel momento in cui la cellula si riproduce.

Di antidoto, manco a parlarne: se avete usato il colchico in cucina, vi ritrovate in ospedale  e dovete sperare che il vostro organismo si impegni molto. I casi di morte per ingestione, purtroppo non sono rari.

Eppure non è difficile da riconoscere.

Se guardate le foto del post, dubbi non ne potete avere; ma forse io parlo così perché conosco bene entrambe le piante. Ad ogni modo, ciò che non deve neanche farvi avvicinare ad un colchico è il fatto che non vediate gli stimmi rossi che caratterizzano lo zafferano. Inoltre, il viola delle foglie del fiore di zafferano è molto più vivo ed acceso. In genere, il fiore del colchico ha colori molto più slavati, più pastello, rispetto a quelli dello zafferano

E gli animali?

Lo schifano, quasi tutti. Pecore e capre possono incidentalmente mangiarlo ma a loro non arreca danni: il pericolo, però, è per il loro latte che può diventare tossico. Ovviamente, ogni tipo di latte commerciale è privo di questo tipo di tossicità.

Non è sempre dannoso.

Con la colchicina si realizzano preparati farmaceutici in grado di combattere un certo numero di malattie anche gravi, come la gotta; in questo caso, con il colchico, il fai-da-te non è neanche immaginabile. Già solo raccoglierlo vi mette in condizioni di subire bruciature e traumi cutanei che poi rientrano nel giro di alcuni giorni. Tuttavia, molto dipende dalla vostra capacità di reagire a traumi e scottature.

Insomma: prima di raccogliere fiorellini viola, in autunno, ricordatevi che se anche lo zafferano può crescere spontaneamente, nella maggior parte dei casi quello non è zafferano ed è meglio lasciarlo lì dove lo vedete spuntare.

Zafferano, prezioso anche per le api.

Zafferano, prezioso anche per le api.

Una dei momenti più interessanti del ciclo dello zafferano è la raccolta. Ci sono regole importanti da rispettare, come quella che prevede che i fiori vengano raccolti la mattina molto presto, prima che i fiori di aprano perché così si evita che gli stemmi diventino cibo per le lumache che stanno lì in attesa. Non sempre si riesce ad essere puntuali, anche perché i fiori non mettano la sveglia, la mattina. Capita, quindi, che quando si scende nel campo i fiori siano già aperti; ed è qui che comincia un altro tipo di divertimento. 

Appena si alza il sole il campo ci sono altri animali che si mettono al lavoro sui fiori: sono le api. Le api, ad ottobre e novembre, ancora vanno in giro, anzi. Sono gli ultimi momenti utili per raccogliere polline e preparare le provviste per l’inverno. Ora, da queste parti, la mattina non è faccia tutto questo caldo, anche quando poi la giornata diventa tiepida; quindi le api, che hanno un microchip genetico che gli impone di uscire la mattina presto, sono piuttosto traballanti, come se avessero fatto un cicchetto prima di uscire e non hanno nessuna intenzione di saltarti addosso ma pensano solo a eseguire il compito per cui Natura le ha create: raccogliere polline. Io credo che l’equilibrio precario, sia una questione di temperatura: è quello che succede anche ai più freddolosi di noi quando usciamo la mattina presto, senza tutta questa voglia di andare a lavorare o fare commesse.

Quindi la scenetta è quella di uno che gira per i bauli di terra a cercare stimmi di zafferano, circondato dalle api,  ma solo in apparente concorrenza con esse, perché degli stimmi, alle api, non può fregare di meno, visto che a loro sono in giro per il polline che sta nelle antere.

In altre condizioni meteo, sono sicuro che verrei infilzato più di una volta: in queste, invece m’è sempre andata liscia. Quando trovo un ape su un fiore do un buffetto sopra e se l’ape rimane lì, passo al prossimo; sennò raccolgo.

L’unica attenzione è quando porto la cesta a casa: di solito oltre ai fiori sul tavolo piazzo anche una decina di api che devo stare attento a raccogliere a portare fuori. E ciò perché le api potrebbero pensare di essere con le spalle al muro e anche se simili ad un pugile suonato, potrebbero trovare modo di infilzarmi: e andrebbe male a tutti e due.