Settembre 19, 2022

Attenti al colchico, non è zafferano.

di

Carlo Santini

Mi occupo da anni di comunicazione, prima in stamperie ed agenzie media, poi come freelance. Appassionato di ricerca storica, ho ripreso una vecchia tradizione di famiglia, quella della coltivazione dello zafferano, che in queste terre ho scoperto essere praticata da secoli.

No, non è zafferano; anzi, non chiamatelo neanche zafferano. Si chiama colchico ed è una delle erbe spontanee più velenose che esistano. Il solo contatto con la pelle può creare danni alla cute; figuratevi se vi viene in mente di raccoglierlo e farci un bel risottino. L’alta tossicità è causata dalla colchicina che, anche a concentrazioni molto basse, è velenosa per l’uomo perché sembrerebbe danneggiare il sistema cellulare proprio nella mitosi, cioè nel momento in cui la cellula si riproduce.

Di antidoto, manco a parlarne: se avete usato il colchico in cucina, vi ritrovate in ospedale  e dovete sperare che il vostro organismo si impegni molto. I casi di morte per ingestione, purtroppo non sono rari.

Eppure non è difficile da riconoscere.

Se guardate le foto del post, dubbi non ne potete avere; ma forse io parlo così perché conosco bene entrambe le piante. Ad ogni modo, ciò che non deve neanche farvi avvicinare ad un colchico è il fatto che non vediate gli stimmi rossi che caratterizzano lo zafferano. Inoltre, il viola delle foglie del fiore di zafferano è molto più vivo ed acceso. In genere, il fiore del colchico ha colori molto più slavati, più pastello, rispetto a quelli dello zafferano

E gli animali?

Lo schifano, quasi tutti. Pecore e capre possono incidentalmente mangiarlo ma a loro non arreca danni: il pericolo, però, è per il loro latte che può diventare tossico. Ovviamente, ogni tipo di latte commerciale è privo di questo tipo di tossicità.

Non è sempre dannoso.

Con la colchicina si realizzano preparati farmaceutici in grado di combattere un certo numero di malattie anche gravi, come la gotta; in questo caso, con il colchico, il fai-da-te non è neanche immaginabile. Già solo raccoglierlo vi mette in condizioni di subire bruciature e traumi cutanei che poi rientrano nel giro di alcuni giorni. Tuttavia, molto dipende dalla vostra capacità di reagire a traumi e scottature.

Insomma: prima di raccogliere fiorellini viola, in autunno, ricordatevi che se anche lo zafferano può crescere spontaneamente, nella maggior parte dei casi quello non è zafferano ed è meglio lasciarlo lì dove lo vedete spuntare.