Ci piace, ma poi scopri che…
Noi coltiviamo zafferano perché ci piace. Ce ne piace l’aroma e il sapore, un po’ meno il modo con cui ci arriviamo a quel sapore e a quell’aroma; basta chiedere a ginocchia e schiena dopo una giornata di lavoro.
Proprio perché ci piace e perché ci piace continuare una tradizione di famiglia, non abbiamo mai prestato troppa attenzione alla infinita quantità di riferimenti culturali, storici, curativi e perfino religiosi che si sono costruiti nei millenni su questa spezia: è questione di gusto, ma pure di bellezza e sacralità.
Prendete questa storia ad esempio.
zafferano: spezia sacra e curativa
Sull’isola di Santorini c’è un posto che si chiama Akrotiri, una città portuale distrutta con l’eruzione del vulcano (che poi è tutta l’isola) di metà del secondo millennio prima di Cristo.
Il paese è stato ricostruito un po’ più in alto, ma la parte bassa, che era rimasta sepolta dall’eruzione, è stata riportata alla luce alla fine del secolo scorso. Bene, le foto che vedete sono prese dall’edificio Xeste3 (se volete andare a fondo nella cosa, qui c’è un pdf da scaricare, ci vuole un po’, ma vale la pena), molto particolare che doveva essere una specie di luogo tra l’iniziatico ed il medico-curativo, visto che le due cose sono sempre state collegate nella medicina antica. Le pareti affrescate riproducono scene di un’iniziazione in cui delle giovani donne raccolgono zafferano che inseriscono poi una cesta e che viene offerto da scimmie di colore blu ad una dea assisa su un trono (questa sotto è una ricostruzione non troppo ‘distruttiva’).
Le scimmie di colore blu sono un indice di come il Mediterraneo fosse già una grande autostrada che collegava le terre che vi si affacciavano: la scimmia, in Egitto, era un animale sacro e il colore blu è il colore della sacralità negli affreschi egizi: alla stregua dei gatti, era considerato il vero animale domestico e si trovava un po’ dappertutto nell’Egitto Antico, come oggi succede in tante parti del Sud-Est asiatico. Su Santorini, tra l’altro, sono stati rinvenuti teschi di scimmia: le Cicladi erano già il ponte principale tra il mondo occidentale e quello asiatico.
Di scimmie e zafferano ne riparleremo, sempre a riguardo della civiltà minoica.
Lo zafferano, insomma, da millenni, non è mai stato solo un cibo, ma un medicamento e un sistema per entrare in contatto con la divinità: chiamarlo ‘oro rosso’ non è per nulla fuori luogo.
Se aggiungete che le donne che sono affrescate sulle pareti sono considerate da molti “le più belle donne dell’antichità”, il cerchio su nutrimento, iniziazione e sacralità, si chiude.